ABCeliachia

Sei appena stato diagnosticato e sei nel panico, non sai cosa fare, cosa mangiare, dove poter comprare alimenti senza glutine….lo so, ci sono passata anche io appena scoperta la diagnosi di celiachia di mia figlia ma, da allora ad oggi, le cose sono notevolmente cambiate e quindi…non disperare, si vive bene anche senza glutine!!!

Certamente servono degli accorgimenti, cambia un po’ il regime alimentare, questo è ovvio.

In casa, dopo qualche periodo di “rodaggio”, diventa tutto molto semplice.

Il problema principale è quando si va a magiare fuori casa. In un ristorante o pizzeria, ma anche quando si va a mangiare a casa di amici e parenti.

C’è ancora poca conoscenza in materia, quindi ti sentirai sicuramente dire….”poverina…ma proprio non lo puoi mangiare? Nemmeno assaggiare? Che buono! Peccato tu non possa mangiarlo!….”

Oppure al ristorante…”ma lei quanto è celiaca????

C’è sicuramente molta confusione, e la pseudo moda del mangiare senza glutine alimenta questa confusione.

Ecco, sfatiamo subito un mito…non esiste un grado di celiachia. O lo sei o non lo sei.

Viene invece assegnato un grado legato alle lesioni causate dalla celiachia ai villi intestinali, suddivise in 3 gradi di severità secondo la classificazione proposta da Marsh nel 1992.

E la celiachia, pur essendo una malattia, fortunatamente non si cura con dei farmaci, ma semplicemente con una dieta priva di glutine. E questo non è poco.

Porta anche un vantaggio non indifferente, ossia la consapevolezza di ciò che si mangia.

Noi celiaci o sensibili dobbiamo necessariamente leggere gli ingredienti per verificare la presenza o meno del glutine, e questo ci porta anche a controllare di cosa effettivamente è composto ciò che mangiamo. E questo ci sta portando ad assumere cibi sempre più sani.

La celiachia, o malattia celiachia come spesso viene chiamata, è il risultato di un’infiammazione cronica autoimmune dell’intestino tenue che viene provocata da un’intolleranza al glutine un complesso proteico presente in diversi cereali come avena, frumento, farro, grano khorasan meglio conosciuto come Kamut, orzo, segale, spelta e triticale.

In particolare, si chiama prolamina una delle frazioni proteiche che costituiscono il glutine, ed è proprio la prolamina la responsabile dell’effetto tossico per il celiaco.

Esistono, nella fattispecie, varie diciture per la prolamina: quella del frumento viene denominata gliadina, la prolamina dell’orzo è l’ordeina, della segale la secalina, dell’avena l’avenina.

Che cos'è il glutine???

La malattia celiachia colpisce l’1% della popolazione, in Italia e nel mondo.

Nonostante la crescita dei celiaci (perché sono in aumento i malati che vengono allo scoperto grazie a diagnosi sempre più mirate), in Italia solo il 27% dei celiaci stimati è diagnosticato.

Nel nostro paese i celiaci diagnosticati sono circa 180.000 celiaci, ma se ne stimano circa i 600.000 ancora non diagnosticati. Ecco perché si deve parlare di celiaci diagnosticati e celiaci non diagnosticati, ossia della goccia…e del mare.

La celiachia colpisce principalmente le donne che risultano essere circa il doppio degli uomini diagnosticati.

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La celiachia è caratterizzata da un quadro clinico molto variabile con sintomi che possono variare da soggetto a soggetto, ma vediamo insieme quelli principali che possono far scattare il campanello d’allarme:

1. Gonfiore, dolore addominale e diarrea: questi sono i sintomi intestinali più diffusi in caso di celiachia, con i quali si parte subito con uno screening.

2. Stanchezza cronica: una sensazione costante di spossatezza, debolezza e mancanza di energia può accompagnare quotidianamente chi soffre di celiachia e ancora non lo sa, e quindi sta assumendo del glutine.

3. Iponutrizione e perdita di peso: la celiachia ostacola l’assorbimento dei nutrienti che l’organismo necessita ed ottiene dal cibo. Per questo può comparire uno stato di iponutrizione con conseguente dimagrimento.

4. Anemia: una conseguenza extraintestinale frequente della malattia celiachia è una diminuzione di emoglobina nel sangue, vale a dire l’anemia (che spiega in parte la sensazione di stanchezza cronica).

5. Dermatite erpetiforme: è attualmente considerata come la variante cutanea della malattia celiaca, ovvero la cosiddetta “celiachia della pelle”, e si manifesta soprattutto in corrispondenza di gomiti, ginocchia e glutei. La dermatite erpetiforme è trattata esattamente come la celiachia, anche dal punto di vista clinico.

L’estrema variabilità del quadro clinico della celiachia e la sua somiglianza ad altre malattie come la sindrome del colon irritabile o il morbo di Crohn, impone che di fronte al sospetto clinico vengano eseguiti ulteriori esami di accertamento, partendo dalle analisi del sangue che individuano specifici anticorpi.

Gli anticorpi ricercati sono gli antitransglutaminasi che sono immunoglobuline di tipo IgA/IgG e rappresentano, assieme agli anticorpi antiendomisio, il marker sierologico più specifico nella diagnostica della malattia celiaca.

Gli anticorpi antitransglutaminasi sono diretti contro una proteina tissutale (transglutaminasi) espressa dall’intestino tenue che interagisce con la gliadina, svolgendo un ruolo fondamentale nella patogenesi della malattia celiaca.
Anche se la diagnosi certa della malattia celiaca è solo istologica, l’introduzione degli anticorpi antitransglutaminasi nella pratica clinica ha permesso la diagnosi di numerose forme di celiachia asintomatiche.

Il passaggio successivo avviene con una biopsia dell’intestino tenue, con il prelievo di un frammento di tessuto, che serve a determinare attraverso l’esame istologico lo stato dei villi intestinali.

Dal’agosto 2015 però, è diventato ufficiale il nuovo «Protocollo per la Diagnosi e il Follow up della celiachia», che aggiorna le vecchie linee guida risalenti al 2008, e tra le novità quella più importante riguarda i pazienti in età pediatrica e adolescenziale, per i quali la diagnosi di celiachia può avvenire senza ricorrere alla biopsia duodenale.

Questo, ovviamente, in presenza di un quadro clinico specifico: sintomi di malassorbimento, sintomi correlati all’assunzione di glutine, positività per anticorpi anti-tTG IgA superiore ad almeno 10 volte il valore soglia, confermata dalla positività per gli EmA IgA e dalla presenza del profilo genetico compatibile (HLA-DQ2 e/o DQ8).

La biopsia intestinale rimane quindi un esame necessario per la diagnosi di celiachia solo in età adulta.

Prima di sottoporsi a questi esami è importante che il paziente mantenga le proprie abitudini dietetiche, salvo diversa prescrizione medica. Se ad esempio il soggetto smette di assumere alimenti contenenti glutine potrebbe risultare falsamente negativo ai test utilizzati per la diagnosi di celiachia, quindi apparire sano nonostante la malattia.

Una volta ricevuta la diagnosi definitiva, in Italia il paziente celiaco ha diritto, attraverso il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e fino a un tetto massimo di spesa, all’erogazione gratuita dei prodotti dietetici senza glutine.

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Purtroppo no. Attualmente la dieta senza glutine è l’unica terapia disponibile per la celiachia, e va rispettata rigorosamente per tutta la vita.

Questa però, vedila anche come una fortuna. Non è necessario ingerire nulla di chimico, nessuna medicina, basta seguire una dieta che ti permetterà anche di mangiare molto meglio perché essendo costretti a guardare sempre gli ingredienti, ti accorgerai delle schifezze che prima mangiavi….

Clicca qui per scaricare la guida alla nutrizione senza glutine di AIC.

La celiachia ha una componente genetica, per questo figli e fratelli di persone che ne soffrono hanno una probabilità maggiore di sviluppare la patologia (circa il 10%, rispetto all’1% della generalità della popolazione).

E’ possibile, in via preventiva, effettuare un’analisi genetica per determinare, mediante prelievo di sangue, se si è predisposti allo sviluppo della celiachia, la cui diagnosi deve essere ovviamente posta anche valutando il quadro clinico, gli altri dati di laboratorio e l’esame istologico del frammento di mucosa intestinale.

Praticamente, il test genetico è importante in senso negativo, ovvero il mancato riscontro degli aplotipi HLA-DQ2 e/o DQ8 rende assai poco probabile (almeno in una percentuale pressoché corrispondente al 95 %) che si svilupperà una celiachia.

La celiachia non è una patologia infettiva.

Da qualche anno i ricercatori di tutto il mondo hanno notato che un numero sempre maggiore di soggetti presentava manifestazioni intestinali ed extraintestinali verosimilmente scatenate dal glutine, pur non essendo affetti né da celiachia né da allergia al grano.

I sintomi della intolleranza al glutine non celiaca sono rappresentati dal gonfiore e dal dolore addominale, dalla diarrea o da un intestino alterno con fasi anche di stipsi, e da una serie di sintomi extraintestinali che ricorrono con frequenza impressionante in questi pazienti: mente annebbiata con difficoltà di concentrazione e perdita di memoria, cefalea, eczema e rash cutanei, depressione, astenia, artromialgie, formicolii a livello delle gambe e delle braccia e talvolta anche anemia ed afte del cavo orale.

In non pochi casi la sensibilità al glutine non celiaca si associa ad altre intolleranze alimentari fra cui l’intolleranza al lattosio ed al fruttosio.

Gli studi finora pubblicati hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti affetti da sensibilità al glutine non celiaca presenta una biopsia intestinale normale (lesione di grado 0, secondo la classificazione di Marsh-Oberhuber), cioè non hanno né atrofia dei villi né aumento dei linfociti intraepiteliali (LIE).

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Dopo avere effettuato lo screening richiesto dal medico di medicina generale, oltre ad eventuali esami specifici in centri specializzati, se ti è stata certificata la patologia (Morbo Celiaco o Dermatite Erpetiforme) hai il diritto di usufruire di un budget mensile per l’acquisto di prodotti alimentari specifici.

Devi recarti presso la tua ASL, o ATS (Agenzia di Tutela della Salute) come si chiamano oggi, con il modulo che certifica la diagnosi della patologia, e riceverai un piano terapeutico (redatto in base al fabbisogno calorico giornaliero correlato ad età e sesso) con l’assegnazione del budget mensile di spesa.

Il budget mensile di spesa varia in base al sesso/età, ed in particolare:

TETTO DI SPESA MENSILE (Euro)
Età Maschi Femmine
6 mesi – 1 anno 45,00 45,00
fino a 3,5 anni 62,00 62,00
fino a 10 anni 94,00 94,00
età adulta 140,00 99,00

Per l’acquisto dei prodotti per celiaci con il budget mensile assegnato, è sufficiente presentare alla cassa del negozio specializzato la Carta Regionale dei Servizi/Tessera Sanitaria Nazionale, che viene utilizzata in un lettore digitando il codice personale PIN (che ti viene rilasciato dall’ATS) per scalare l’importo dell’acquisto dal budget mensile residuo disponibile.

La disponibilità individuale è mensile e viene quindi mensilmente caricata sulla Carta Regionale dei Servizi/Tessera Sanitaria Nazionale.

In Lombardia, il budget assegnato può essere speso nei negozi specializzati del territorio dell’ATS di riferimento, oltre che nelle farmacie e nei supermercati di alcune catene di grande distribuzione che hanno aderito a un accordo regionale.

In altre regioni, al momento, la gestione è diversa e ancora in fase di sviluppo.

Sentirai spesso parlare di “prodotti erogabili”, ma cosa significa???

Sono tutti quei prodotti che sono inseriti in un Registro Nazionale dei prodotti destinati ad una alimentazione particolare erogabili a carico del Servizio Sanitario Nazionale, di cui all’art. 7 del DM 8 giugno 2001, che comprende anche la sezione relativa ai prodotti dietetici senza glutine.

Tale sezione è costituita da una lista di alimenti, con un residuo massimo di glutine inferiore a 20 mg/kg, che il SSN eroga gratuitamente, sotto forma di assistenza sanitaria integrativa, ai soggetti intolleranti al glutine previa diagnosi di celiachia effettuata secondo i criteri e le modalità indicati dallo stesso DM del 2001.

I prodotti erogabili hanno prezzi imposti dal SSN.

È possibile consultare il Registro Nazionale per i prodotti dietetici senza glutine direttamente sul sito del Ministero della Salute www.salute.gov.it.