Stime recenti hanno mostrato che una percentuale compresa tra il 20% e il 50% degli italiani è intollerante al lattosio, percentuale che invece scende addirittura fino al 3% in Scandinavia, ma raggiunge picchi del 90% nei paesi asiatici e tra i nativi americani.
Questa differenza di tollerabilità al lattosio nelle varie parti del mondo deriverebbe da fattori etnici, con etnie che per ragioni evolutive sono portate naturalmente a produrre più enzimi per digerire il lattosio rispetto ad altre.
La capacità di digerire o meno il latte e i suoi derivati dipende infatti dalla presenza nell’organismo di alcuni enzimi, le lattasi, e della loro efficienza.
Quando lo zucchero naturale del latte, il lattosio, viene ingerito nel nostro organismo avviene una scissione tra i suoi atomi di glucosio e quelli di galattosio.
Responsabile di questa scissione è appunto l’enzima della lattasi. Se la lattasi è assente o funziona in misura ridotta, il nostro corpo ci metterà in allarme attraverso alcuni sintomi, come crampi e dolori allo stomaco, non solo subito dopo aver mangiato ma anche nelle ore successive, sensazione di stomaco gonfio, meteorismo, nausea, diarrea e gorgoglii allo stomaco.
L’intolleranza al lattosio non è una malattia ma richiede necessari cambiamenti nella nostra dieta, che evitino l’assunzione del latte e dei suoi derivati. Esattamente come succede per la celiachia.
Tra l’altro la celiachia è spesso associata ad una intolleranza al lattosio.
Ecco perché molti dei prodotti senza glutine sono anche senza lattosio.